In questo articolo vi parlerò delle problematiche della gestione delle acque reflue (nere e grigie) in una campervan, di due tipi diversi di water (chimico e a secco) e del perché ho scelto il secondo.
Il water “tradizionale” di un camper o un furgonato, montato fisso nel bagno o mobile come nel caso di un Porta Potty, utilizza dei prodotti chimici (un liquido normalmente di colore blu o verde) per disfare parzialmente la carta igienica e le feci, per evitare che queste ultime rimangano attaccate alle pareti del wc stesso e per coprire in parte il loro odore. Quando il serbatoio che raccoglie tutte le nostre produzioni gialle e marroni in guazzetto blu si piena, bisogna tirarlo fuori, svuotarlo, sciacquarlo e rimetterlo al suo posto.
Dove va svuotato? Il problema è tutto lì. Quell’arcobaleno di Mordor è altamente inquinante, perché il liquido che ci buttiamo sopra (soprattutto il blu, che non a caso è il più efficace e il più utilizzato) contiene composti chimici come il “2-BROMO-2-NITROPROPANE-1,3-DIOL” e altri (dipendendo dalla marca) che oltre ad essere tossici per la pelle, gli occhi e le mucose dell’essere umano sono molto tossici per la vita acquatica. Sono classificati con le diciture “Aquatic acute 1 – Hazardous to the aquatic environment – Acute hazard, category 1“, “H400 – Molto tossico per gli organismi acquatici”, “H411 – Tossico per gli organismi acquatici, con effetti nocivi di lunga durata”.
Questo vuol dire che se avete un minimo di coscienza ambientale non potete svuotarlo a bordo strada o in un tombino qualunque. Va svuotato solo in luoghi specifici che si trovano nei camping e nelle aree di servizio per camper, o alla peggio nel WC di una stazione di servizio (se ve lo permettono), e vi posso assicurare che ci sono paesi (anche europei) dove non è facile per niente trovare un posto dove scaricare le acque nere e grigie. Vabbè, potete pensare “ok, è un po’ più complicato trovare un posto, ma una volta scaricato ci siamo, problema risolto!”… o no?
Viviamo in una società che ci ha insegnato che se un problema sparisce dalla vista, è magicamente risolto. Non siamo abituati a pensare a quello che succede dopo. Buttiamo la spazzatura e ce ne dimentichiamo, andrà da qualche parte, l’importante è che non rimanga nella nostra casa, puzzando. Tiriamo la catena e sparisce qualcosa di spiacevole da vedere, avvolto in acqua potabile. Bruciare la spazzatura è un altro modo di far sparire qualcosa che non vogliamo vedere. Esce la nuova versione del cellulare marca X modello Y? Buttiamo il nostro “vecchio” cellulare di due anni alla spazzatura, anche perché costa di più cambiargli la batteria (saldata) che comprarlo nuovo. Non sappiamo che fare con le scorie dei reattori nucleari e pensiamo a come nasconderle in un buco dentro di una montagna. L’importante è che non si vedano. Perfino a livello psicologico siamo abituati a nascondere i nostri difetti, anche i nostri stessi errori, invece di accettarli e imparare da loro. Viviamo nel nostro piccolo mondo di design, facile da capire e pulito, difendendolo con le unghie. Ci dimentichiamo del fatto che, che lo vogliamo o no, siamo parte di un ecosistema molto più complesso che, che lo vogliamo o no, incide su tutti.
Nel mondo fisico reale tutto è connesso, ogni azione ha le sue conseguenze e la materia non sparisce mai, solo si trasforma. La spazzatura bruciando non perde neanche un grammo del suo peso, solo cambia forma passando dallo stato solido a quello gassoso (la maggior parte gas a effetto serra, altri direttamente cancerogeni). I metalli pesanti degli apparecchi elettronici, quando non finiscono nei paesi del terzo mondo avvelenando la gente che cerca di guadagnarsi la vita recuperandoli in modo primitivo, finiscono per inquinare il suolo intorno a una discarica. Le falde acquifere da cui preleviamo l’acqua che finisce nelle nostre case sono ogni giorno più inquinate dalle discariche, i fertilizzanti chimici e gli scarichi industriali (per non parlare dei fiumi in superficie). Produciamo perfino i nostri vestiti con la plastica, e le microfibre che si liberano ad ogni lavaggio finiscono nel mare, dove le mangiano i pesci, che poi mangiamo noi. Quando bruciamo il carbone per produrre energia elettrica o scaldare una casa, una parte o tutto il mercurio contenuto al suo interno si libera nell’atmosfera, dove sarà raccolto dalla pioggia e portato fino al mare, dove sarà assorbito dalle alghe, che sono cibo per i pesci, che poi finiscono sulle nostre tavole. Per rimanere su un tema attuale, il tasso di mortalità e di contagio del Codid-19 sembra essere influenzato dal livello di inquinamento dell’aria, perché incide direttamente sulle difese immunitarie e lo stato dei polmoni. Potrei continuare per ore…
Il punto è che tutto ci viene restituito, che ci piaccia o no. Se non avrà effetti negativi direttamente su di noi durante la nostra vita, li avrà sui nostri figli o a lungo termine sulla sopravvivenza stessa della nostra specie. La plastica è un interferente endocrino. Il mercurio causa malformazioni fetali. Una volta liberato, rimane nell’ambiente e nella catena alimentare per molto tempo. L’esposizione ai metalli pesanti in generale provoca ritardi nello sviluppo, vari tipi di cancro, danni ai reni. I gas con effetto serra contribuiscono al riscaldamento globale. Le scorie nucleari impiegano letteralmente migliaia di anni per estinguere la loro radioattività. In poco più di 100 anni di “progresso”, siamo riusciti a compromettere un equilibrio che la natura era riuscita a creare e mantenere durante milioni di anni. In poco più di 100 anni abbiamo inquinato acqua, aria, terra, animali, piante al punto da non sapere se quello che stiamo per mangiare farà male al nostro organismo o no. Già che c’eravamo, siamo riusciti anche ad alterare il clima e a cancellare dalla faccia di questo pianeta una quantità impressionante di specie, riducendo la biodiversità praticamente ovunque. Una vera tragedia.
Tornando al nostro discorso, che le tematiche ambientali mi appassionano e parto per la tangente. Che succede a quel liquido blu? dove finisce? Qui apriamo un argomento complesso, il sistema di fognature, che sarebbe impossibile da trattare esaustivamente in questo post. Se avete voglia e conoscete lo spagnolo, vi consiglio di leggere questo “Informe sobre aguas residuales en España” della Associazione Spagnola di Approvvigionamento e Risanamento dell’Acqua. In poche pagine e con un linguaggio chiaro riesce a spiegare i concetti basici della raccolta e la depurazione delle acque reflue.
In poche parole, il problema è che è molto difficile sapere se quello che buttiamo in un punto di scarico finirà in un impianto di trattamento e depurazione capace di trattarlo. Nelle aree rurali e in quelle con pochi (<2000) abitanti spesso l’impianto non c’è proprio, per via della densità di popolazione troppo bassa, per la conformazione del terreno (difficoltà di canalizzazione) o per ragioni di contenimento dei costi. Ci sono aree sosta camper dove quello che si scarica (grigie e nere) finisce direttamente nel fiume più in basso (parlo per esperienza diretta).
Anche se finisce in un depuratore, è possibile che non sia del livello adeguato. Le molecole complesse come quella del liquido blu ha bisogno di un processo digestivo con batteri per scomporsi, e non tutti i depuratori ce l’hanno. Ci sono paesi dell’est d’Europa dove la maggioranza dei depuratori sono di tipo primario (con decantazione) e non prevedono nessun tipo di reattore biologico. E non è necessario allontanarsi tanto, ci sono anche regioni del sud della Spagna e d’Italia (per esempio) che non rispettano le normative di raccolta e trattamento delle acque reflue.
Questi grafici li ho presi da questa pagina web, que riassume in modo visuale i risultati dei controlli europei relativi alle direttive di raccolta e trattamento delle acque reflue. Se selezionate “Agglomeration overall compliance” e fate zoom su qualunque paese europeo potete vedere quali regioni rispettano le normative e quali no, e con un click su uno specifico punto rosso potete vedere che articolo non viene rispettato (art. 3: normative di raccolta, art. 4: normative di depurazione, art. 5: normative di depurazione in aree sensibili). Come potete vedere, in Sicilia è praticamente impossibile non danneggiare l’ambiente, e anche in Andalusia la situazione è abbastanza complicata.
Supponiamo che il nostro arcobaleno di Mordor finisca in un depuratore con reattore biologico. Problema risolto? Forse no. Potrebbe star piovendo a dirotto, e la rete fognaria della città dove ci troviamo potrebbe essere di tipo unitario (acque pluviali + reflue), senza serbatoi di accumulo. Il depuratore ha una capacità massima di depurazione, se si supera questo limite (come nel caso di forti pioggie) quello che avanza viene direttamente deviato verso il fiume o finisce per passare un tempo troppo breve nel reattore (insufficiente per la decomposizione). I serbatoi di accumulo (se ci sono) potrebbero essere pieni. Anche se si riesce a processarlo “bene”, ci sono pochissimi studi di biodegradazione di queste sostanze fatte in condizioni reali, fuori da un laboratorio. Non si sa molto sul loro tempo di vita medio all’interno di un depuratore, e soprattutto su quello dei loro prodotti di decomposizione, molti di loro ancora tossici.
Come potete vedere, la situazione è molto più complessa di quello che sembra. Per tutte queste ragioni ho deciso che nel mio furgone quel liquido non sarebbe entrato.
Oltretutto, il liquido blu non si trova in qualunque supermercato d’Europa, e sicuramente non te lo regalano. Se vivi da fulltimer in un camper alla fine diventa una voce di costo importante. Anche il processo di svuotamento è piacevole. A chi non gli piace vedere (e sentire l’odore) di un arcobaleno con cinque giorni di accumulo e stagionatura? C’è gente che si diverte un sacco.
Una cosa che ho imparato a fare con il tempo è evitare di leggere articoli che solo ti sputano in faccia tutti i problemi che ci sono nel mondo, senza parlare di possibili soluzioni. Nel migliore dei casi ti fanno tristezza, nel peggiore danno dipendenza o finiscono per abituarti passivamente all’esistenza del problema. Non possiamo risolvere i problemi del mondo, ma possiamo provare a fare qualcosa nella nostra piccola sfera di influenza.
Che fare quindi? Non mi emozionava molto l’idea di dover correre in cerca di un bagno pubblico ogni volta che ne avessi avuto bisogno. Non mi piaceva neanche l’idea di fare tutto in mezzo alla natura, sotto la pioggia o la neve se necessario, armato di cazzuola e carta igienica. Si, cazzuola perché non si possono lasciare totem indiani piantati a giro da tutte le parti, giusto? Per non parlare della bellissima figura che faremmo piantandolo nel parco di una città. Esistono altri approcci al problema, ma non mi convincono ;-).
Ovviamente se riceviamo la chiamata di madre natura mentre stiamo facendo la spesa in un supermercato o stiamo passeggiando per una città, approfittiamo dei bagni che troviamo lungo la strada. Ma quando vivi, dormi e lavori dentro a un furgone a tempo pieno, la maggior parte delle volte non hai voglia di uscire per fare le tue necessità (soprattutto in pigiama in un parking centrale di notte).
Esistono kit di ventilazione per i water chimici che si chiamano kit SOG, che attraverso un ventilatore e un condotto di areazione estraggono costantemente i gas di descomposizione fuori dal furgone. Purtroppo questo non elimina il fatto di dover utilizzare gli additivi chimici (e uno se ne accorge soprattutto quando arriva il momento di svuotare il wc, come la donna del video precedente). Il SOG serve soprattutto a evitare cattivi odori dentro del camper.
Alla fine ho deciso di utilizzare una water a secco (o toilette compostante, anche se in realtà non si tratta di compostaggio). Lo so, sto entrando in un terreno complicato, dove ognuno ha le sue opinioni, e non tutti si sentono a proprio agio con questo tipo di soluzione. Non pretendo di convincere tutto il mondo a utilizzare un wc di questo tipo, e riconosco i suoi limiti. Qui semplicemente vi descrivo quello che ho pensato, e la nostra esperienza diretta d’uso. Magari può darvi qualche spunto o idea. Anche se alla fine deciderete di montare nel vostro furgonato un wc chimico, spero comunque di avervi trasmesso l’importanza di non scaricare quel liquido per strada o in qualunque posto.
Fondamentalmente il nostro wc a secco è composto da una struttura di legno (per la stabilità) con dentro un secchio con un coperchio con seggetta integrata tipo water, con dentro un altro secchio più piccolo, con dentro un fusto a chiusura ermetica. Una matrioska che ci permette di separare i liquidi dai solidi. Vediamo come.
Il fusto lo utilizziamo per la orina. Apriamo il coperchio del water e il fusto, ci sediamo e facciamo pipì lì dentro durante tutta la giornata, tutte le volte necessarie (ha una capacità più che sufficiente, quasi 7 litri), richiudendolo dopo. Se dobbiamo muoverci col furgone, lo chiudiamo ermeticamente con l’anello di metallo prima di muoverci, per essere sicuri che non si apra involontariamente mentre viaggiamo. Alla fine della giornata svuotiamo il contenuto nelle radici di un albero o un arbusto grande. Se siamo in un’area di sosta camper possiamo svuotarlo anche dove scaricano normalmente i water chimici.
Qualcuno potrebbe scandalizzarsi con questo metodo “medievale”, ma se invece di buttarlo dalla finestra direttamente per strada lo versiamo sulle radici di un albero, e possibilmente non tutto nello stesso posto, solo gli staremo facendo un favore. L’orina è un fertilizzante naturale che contiene nutrienti basici per le piante come l’azoto e il potassio. In un individuo sano è praticamente sterile, e se non si stanno prendendo medicine che liberano composti tossici nell’orina, si considera un concime sicuro. Perfino l’Organizzazione Mondiale della Salute ha delle direttive specifiche per il suo uso nell’agricoltura. Se ci pensate, e quello che fanno tutti gli animali di questo pianeta da milioni di anni, e per una buona ragione. La natura è saggia.
Dopo averlo svuotato lo laviamo e gli mettiamo sul fondo un po’ di bicarbonato e cannella (e anche 3 o 4 chiodi di garofano, se ce li abbiamo), affinché non puzzi nell’arco della giornata. (NdA: Negli ultimi mesi del viaggio usavamo bicarbonato e uno spruzzo di alcool aromatizzato al rosmarino e canfora, un prodotto che si trova facilmente in Spagna. La combinazione di bicarbonato e alcool funziona molto bene per bloccare la proliferazione batterica e i cattivi odori, lo consigliamo). Personalmente trovo più comodo appoggiare il fusto sopra il coperchio chiuso del water per orinare in piedi. Se avessi trovato un secchio un po’ più grande probabilmente potrei farlo benissimo anche da seduto, ma tant’è.
Per i residui “solidi” tiriamo fuori il fusto dal wc e mettiamo una busta biodegradabile nel secchio che lo conteneva. Versiamo un po’ di segatura nel fondo, invitiamo l’altro a uscire del furgone per avere la nostra intimità e facciamo quello che dobbiamo fare. Quando abbiamo fatto copriamo le nostre preziosità con un altro po’ di segatura, chiudiamo la busta e usciamo per buttarla, mentre ventiliamo il furgone. Dove la buttiamo?, chiederete voi. E qui viene la parte divertente. Abbiamo più opzioni.
Se siamo vicini a un cestino specifico per escrementi di cane, la tiriamo lì, con le altre buste. Non mangiamo croccantini, ma non pensiamo che faccia molta differenza. Ci sono paesi europei e regioni dove è possibile trovare questo tipo di cestini praticamente ovunque vicino ai parchi. In alternativa, se siamo vicini a un cassonetto per i rifiuti indifferenziati la tiriamo lì. Mi sono informato un po’ e anche se la busta e il suo contenuto sono completamente biodegradabili, nella maggioranza dei paesi questo tipo di residui bisogna buttarlo nell’indifferenziato per via delle normative. E’ una cosa brutta buttare lì dentro la nostra busta? Per niente. In quello stesso posto finiscono durante l’anno centinaia di pannolini pieni di sorprese multicolore, e la maggior parte di essi non sono neanche biodegradabili. Di fatto, le nostre buste sono probabilmente la cosa più biodegradabile di tutto il cassonetto.
Se non abbiamo neanche un cassonetto a portata di mano, lo buttiamo in un cestino normale, dove probabilmente finiscono le buste con le cacche di cane delle persone che portano a spasso i loro cani nei dintorni. A parte lo spavento occasionale che può prendere un netturbino troppo curioso, non ci sono altri inconvenienti. Se non ci sono né cassonetti né cestini, la cosa più probabile è che ci troviamo nel mezzo alla natura e che possiamo semplicemente sotterrarla in un luogo che non sia transitato (abbiamo una cazzuola a bordo per questi casi, anche se non sono molto frequenti). La natura farà il suo lavoro, decomponendo tutto e trasformandolo in nutrimento per le piante.
Normalmente quando parcheggiamo il furgone in un nuovo posto (soprattutto per pernottare e lavorare la mattina seguente) cerchiamo in automatico con gli occhi cestini e cassonetti vicini. A volte tocca fare un po’ di quello che abbiamo soprannominato “shitwalking”, ovvero portare a spasso la tua propria cacca andando in cerca di un posto dove buttarla. La segatura fa sì che non si veda il contenuto della busta, ma non ti senti esattamente a tuo agio facendolo. Poi però pensi che anche raccogliere dal suolo una merda fumante appena fatta, davanti a tutti, non è esattamente la cosa più comoda da fare del mondo, eppure lo facciamo giornalmente con i nostri cani. È questione di abitudine, e di essere un po’ ninja per passare inosservato. Ci siamo fatti un sacco di risate con questo argomento. 😀
Il water fatto così è igienico, non ha bisogno di molte pulizie e, con la condizione di svuotare/pulire il fusto giornalmente, non emette cattivi odori – di fatto puzza meno di un Porta Potty, che con il tempo finiscono per liberare piacevoli profumini in tutto il camper. La segatura è molto più facile da trovare che il liquido blù (pure gratis nei posti come Bricoman / Leroy Merlin, chiedendo dove tagliano il legno), e una busta è sufficiente per molti usi. Questo sì, occupa spazio e va previsto, ma neanche troppo. Comunque la cosa più positiva di un water a secco è il fatto che inquina molto meno che uno chimico, e non sei obbligato a cercare camping o aree sosta per liberarti delle tue produzioni senza distruggere l’ambiente. Ci sono paesi che non hanno praticamente aree di sosta né molti camping aperti (soprattutto fuori stagione), ragion per cui in quei casi scaricare le acque nere e grigie si trasforma in un vero problema.
Un altro vantaggio di questo tipo di soluzione basata su un secchio di plastica è che si può utilizzare il water anche come bidet, con una doccetta e un tubo flessibile.
Qualche consiglio se volete utilizzare un water come il nostro:
L’anno scorso utilizzavamo un metodo differente (versione 1), senza separazione di solidi e liquidi, con un solo secchio per tutto. Mettevamo la busta nel secchio con un po’ di segatura in fondo. Facevamo pipì e ricoprivamo con un altro strato di segatura, e via così, aggiungendo strati. Quando arrivava il momento dei solidi, li coprivamo con un po’ di segatura, tiravamo fuori la busta dal secchio e la buttavamo via. Questo metodo è più semplice, non ha bisogno di bicarbonato né risciacqui né altro (normalmente! 🙂 ) , risparmiando così anche acqua. Si può perfino utilizzare il secchio per gli scarti di cucina di frutta, verdura e cibo in generale. È una buona soluzione, ma ha due inconvenienti. In primo luogo, si utilizza molta più segatura e questo ci obbliga a immagazzinarne una quantità maggiore nel furgone, se vogliamo mantenere una buona autonomia. Secondo ma non meno importante, non siamo riusciti a trovare una busta biodegradabile che regga tutto il giorno l’insieme orina+segatura senza aprirsi, per cui utilizzavamo buste di plastica normale (anche se riciclata). Questo vuol dire che buttavamo via in media due buste di plastica al giorno, e questo tiene un impatto sull’ambiente troppo alto, non potevo accettarlo.
Se riuscite a trovare delle buste biodegradabili più spesse, con una saldatura forte, che riescano a reggere liquidi per 24 ore, scriveteci un commento sotto l’articolo per favore!
Per le acque grigie (ovvero quelle di scarico della doccia e del lavandino) abbiamo un serbatoio sotto il pianale da 90 litri. È un serbatoio specifico per Ducato, e non so che gli è successo al tizio che lo progettò, ma di sicuro quel giorno non ha dormito a sufficienza. Ha una forma che sembra un quadro di Picasso, per usare quasi tutta la sua capacità bisogna farci tre buchi di sfiato in tre posti diversi. Nel foro d’uscita ho installato una valvola motorizzata, per poter svuotarlo premendo un pulsante senza uscire dal furgone.
Un consiglio per limitare i cattivi odori. Cercate di buttare la quantità minima possibile di materia organica nello scarico del lavandino, evitando di svuotare lì dentro il liquido del barattolo di fagioli o tonno, l’acqua di cottura della pasta/riso/verdure, l’olio di cottura delle padelle, etc. Tale materia finisce per fermentare e facilita la produzione di cattivi odori. L’acqua di cottura di pasta/riso o verdure la buttiamo direttamente nel tombino più vicino o (se si è freddata) sulle radici di un albero. Per il resto dei liquidi utilizziamo un “tupper di Mordor”, ben chiuso, che conserviamo nel frigo fino alla successiva area di sosta camper, dove possiamo svuotarlo.
Periodicamente durante l’anno, quando incominciano a venire su odori sgradevoli, buttiamo un po’ di candeggina nello scarico della doccia (che finisce direttamente nel serbatoio senza tubi di plastica) quando il serbatoio è quasi vuoto. Con mezz’ora di guida, per il movimento dell’acqua, la candeggina disinfetta tutto il serbatoio e gli odori spariscono. Ricordatevi di scaricare sempre in un luogo adeguato dopo averlo fatto perché anche se la candeggina dopo un’ora non è più attiva, i composti che forma aggredendo la materia organica sono comunque tossici.
Anche se non contengono liquidi chimici altamente tossici come il liquido blu del water, anche le acque grigie vanno scaricate nei luoghi giusti, come camping e aree di sosta camper. Noi abbiamo deciso di comprare saponi ecologici facilmente biodegradabili, in primo luogo perché, come abbiamo visto prima, in molti contesti rurali è probabile che non passino da un depuratore. In secondo luogo per coprire il caso in cui ci troviamo alle strette in un luogo senza servizi di nessun tipo e, in via eccezionale siamo obbligati a scaricare le acque grigie in una fogna. Come regola generale (anche se ci sono eccezioni), più è semplice e corta la lista degli ingredienti, meglio il sapone biodegrada. I classici saponi di Marsiglia, fatti saponificando un grasso vegetale, sono tra i migliori in questo senso, anche se non sono adeguati per tutti gli usi (lavarsi i capelli, ad esempio).
In generale i saponi ecologici sono cari, ma ci sentiamo più tranquilli. In realtà ecologico non significa automaticamente che sia facilmente biodegradabile, e il processo stesso di biodegradazione ha bisogno dell’azione di batteri e altri microorganismi, un ambiente adeguato (come per le feci) e tempo. Affinché la decomposizione sia rapida andrebbero ricoperti con terra o andrebbero versati su un tappeto di ghiaia per massimizzare superficie e areazione, ma non si può fare tutto. Scegliere un sapone che biodegrada rapidamente e che non contenga sostanze chimiche dannose soprattutto per la vita acquatica, secondo me è già un bel passo avanti.
Vi lascio una risorsa molto utile per scegliere saponi (e anche cosmetici): EcoBioControl (potete scegliere “detergenti” nella parte alta della pagina). Si tratta di una base di dati con più di 20000 sostanze chimiche catalogate a seconda del loto impatto ambientale, il pericolo per la salute, la velocità di biodegradazione etc. La pagina è fatta da un chimico professionista. Praticamente potete cercare gli ingredienti del vostro sapone (ovvero quei nomi strani come PEG-7, METHYLPARABEN, DIPEPTIDE DIAMINOBUTYROYL BENZYLAMIDA DIACETATE etc) e sapere cosa sono e se comportano qualche problema, con un semplice sistema di semafori colorati. Per la cronaca, il “2-BROMO-2-NITROPROPANE-1,3-DIOL” del liquido azzurro ha il doppio semaforo rosso, anche per la sua capacità di biodegradazione limitata.
Per pulire le superfici si può perfino produrre delle “pozioni” fatte in casa a base di alcool o aceto che puliscono benissimo e non inquinano niente. Forse prima o poi farò un post a parte su questo argomento.
Questo è tutto! Spero che non vi siate addormentati con questa mappazza di articolo!
Nei prossimi episodi parleremo della nostra doccia a scomparsa, dolla nostra cucina con frigo da 200 litri, di pannelli solari, batterie, riscaldamento e molto di più. Se non vuoi perderteli, seguici su Instagram e su Facebook!
Come sempre, se avete domande o dubbi, scrivete un commento qui sotto!
Muchas gracias por éstos útiles consejos!
Seguramente me ayudarán a pensar más y mejor que antes al medioambiente!
Gracias a ti! 🙂
Ciao, ti volevo dire che mi è piaciuto molto il tuo articolo e adottero sicuramente lo stesso metodo sul mio van perché condivido pienamente i tuoi principi. Ti volevo anche dare un suggerimento che ho visto in passato e che magari tu puoi verificarne la veridicità meglio di me; avevo visto dei campeggiatori che usavano al posto della segatura la cenere mista a carbone di legna che a quanto dicevano accellerava la decomposizione dei residui . Ovviamente la segatura è più facilmente reperibile ed utilizzabile. Ciao e tanto rispetto.
Grazie! Sono contento che vuoi provarlo, magari poi decidi che questa soluzione specifica non fa per te, o ne troverai tu una migliore, ma penso comunque che sia una buona idea porsi il problema e cercare/provare soluzioni alternative. Il discorso cenere+carbone è interessante, andrebbero fatte un po’ di prove. Il problema che vedo sono le polveri sottili, il maneggiare qualcosa che ti può macchiare facilmente (il carbone) e, come dici tu, la difficoltà nel reperirlo. In realtà sarebbe bello avere tempo di mettersi lì, studiare bene la cosa e fare prove con materiali diversi. Anche per l’orina, sicuramente c’è una maniera efficace e biodegradabile di annullare l’odore più a lungo…
articolo fantastico. Mi ha fatto riflettere tantissimo sul fatto di velutare seriamente un wc a secco anzichè il chimico. Del liquido blu altamente inquinante lo sapevo, ma non avevo valutato il fatto che non tutte le aree scarico vanno poi a collegarsi a depuratori adeguati
Grazie Alice! Sono contento perché il mio obbiettivo era proprio questo, far riflettere le persone. E’ un argomento scomodo da trattare, ma molto importante.
Grazie mille per questo articolo. Io vorrei costruirne uno nella mia casa in campagna nel giardino, pur avendone uno “normale” in casa. Quindi, in questo caso, secondo te, potrebbe bastare un unico cesto dove poter sia urinare che defecare? Senza sacchetti potrei poi svuotarlo nel compost? Ti ringrazio se vorrai rispondermi. Buona giornata
Grazie a te Claudia per il commento. Si, un unico cesto è sufficiente, di fatto è la soluzione consigliata per la produzione di compost. Probabilmente dovrai installare un piccolo estrattore d’aria vicino al water per tirare fuori gli odori (magari alimentato da un piccolo pannello solare). Dovrai coprire sempre feci e orina con una buona quantità di segatura o altro materiale organico. Se vivi in una zona boschiva, ci sono persone che hanno ottenuto i migliori risultati usando le foglie cadute a terra e in generale il materiale del suolo del bosco per coprire, rende più rapido il compostaggio e riduce gli odori. Se sai leggere l’inglese, i libri di Joseph Jenkins sono un po’ il punto di riferimento per i water di compostaggio, ti spiega come funzionano e come costruirli: https://humanurehandbook.com/ Buona giornata!
Grazie per ma “mappazza di post”, molto istruttivo, secondo me non ci sono argomenti scomodi è solo che molti sono pigri e, come hai scritto, spesso ci si accontenta di non vedere o “sentire” più il problema per convincersi che non esista più.
Grazie a te per la pazienza di leggerlo tutto!